«Sei un predestinato». È la frase che spesso sentiamo recitare in un film. Con questo si intende che il nostro futuro, da qualche parte, è già scritto, il nostro destino già segnato, il percorso della vita già tracciato.

In realtà mi trovo spesso a chiedermi quali possano essere le sfumature del nostro futuro in base alla propria origine, in termini temporali, geografici, economici, ecc.

Oggigiorno le possibilità che diamo al nostro avvenire paiono quasi infinite. Sembra che non ci sia un limite nella varietà di scelte da fare e di percorsi da scegliere.

Ma è sempre così? E soprattutto questa possibilità ha migliorato il modo in cui costruiamo il nostro futuro?

Un indovino mi disse: il percorso della vita firmato Terzani

Queste riflessioni sono nate leggendo un bellissimo libro di Tiziano Terzani: “Un indovino mi disse”.

Nel testo il giornalista fiorentino tratteggia una realtà quanto mai attuale e valida per le generazioni moderne. Le possibilità che ci si mostrano davanti sembrano offuscare le nostre menti nel prendere decisioni sagge piuttosto che coadiuvare questo processo.

il percorso della vita

Ma ancor di più mi ha interessato il passo in cui Terzani sottolinea la quasi ineluttabilità del proprio percorso, segnato dalla condizione immutabile in cui si versa.

Il figlio di un pastore nato tra le montagne abruzzesi o friulane lo scorso secolo, quasi sicuramente vedeva il proprio futuro segnato davanti a sé. Avrebbe ricalcato le orme di suo padre e del padre di suo padre ancor prima. Mai si sarebbe sognato di andare a fare il farmer in Australia o l’allevatore di salmoni in Scozia.

Ed è proprio qui il punto sottolineato ventitré anni fa da Terzani. Non sarà l’estrema liquidità della società insieme all’incertezza generale rinforzata dalle innumerevoli possibilità che ci sono garantite a destabilizzarci e creare dubbi e ansie sul futuro?

La sovrabbondanza di opportunità come senso di disorientamento

A tal proposito lo scrittore toscano scrive:

“Bei personaggi, gente con una tenacia che oggi pochi sembrano avere, distratti come si è da mille impegni e, in fondo, non impegnati più in nulla. Questi erano personaggi con una sola idea, ma quella era ferma, sicura. Era anche gente con poche scelte e forse proprio per questo più dura e in fondo più felice.

A nascere all’inizio del secolo, in una famiglia di contadini poveri, a Cernusco o altrove in Italia, uno non poteva sognarsi la luna, le sue scelte erano estremamente limitate, e con ciò aveva un «destino». Oggi le alternative di ciascuno sono molte di più, la mobilità sociale ha aperto a tutti la possibilità di aspirare a qualsiasi cosa, ma con ciò nessuno è più «predestinato» a nulla. E’ forse per questo che la gente è sempre più disorientata e incerta sul senso della propria vita. A Cernusco, oggi, i bambini non muoiono più come le mosche, e nessuno alla domanda: «E tu, che cosa vuoi fare da grande?» risponderebbe: «Il missionario in Birmania».

Ma la loro vita ha oggi più senso di quella dei bambini che un tempo potevano rispondere così? Le suore di Kengtung non avevano alcun dubbio sul senso della loro”. 

Terzani, parlando di disorientamento e viaggi alla scoperta di sé aggiunge anche:

L’incertezza generata dal “Tutto è possibile”

“Forse è un fenomeno generale. Ora che i rapporti di gruppo diventano più frammentari, che la natura recede sempre più dalla vita quotidiana della gente, ora che la soluzione di tutti i problemi è esclusivamente delegata alla scienza, ora che la morte è sempre più un tabù rimosso dalla vita e non è più vissuta coralmente (com’era ancora quando io ero ragazzo), la gente è sempre più incerta sul senso del destino e cerca consolazione, comprensione, speranza, amicizia dove può.

L’Oriente, con la sua carica di esotismo, è tornato forse per questo a essere un’attraente fonte di ispirazione per tanti giovani occidentali che vengono a cercare nelle religioni e nelle pratiche di qui le risposte che non sembrano più trovare nelle scuole e nelle chiese di casa loro. Il misticismo orientale, il buddhismo, i guru asiatici sembrano, meglio di tutti i maestri-filosofi nostrani, poter aiutare chi vuole sfuggire alla prigionia dei consumi, ai bombardamenti della pubblicità, alla dittatura della televisione. Venendo da un mondo superorganizzato, dove tutto è garantito e dove persino i desideri paiono determinati da un qualche interesse che non è il loro, sempre più giovani occidentali esplorano vie orientali di spiritualità“. 

Aveva dunque ragione il giornalista di Firenze? Le generazioni di oggi sono più confuse e disorientate nei confronti del proprio futuro? A queste domande ognuno potrebbe rispondere con la storia del proprio percorso di vita, trovando, in fondo, qualche parallelismo tra le parole di Terzani e la propria esperienza.

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